Li cunte - Vangelo popolare e Racconti veri e verosimili - Introduzione di Francesco De Martino - Bari, Levante Editori 2012 - € 35,00 + s.p.
Grazia Galante, appassionata e infaticabile studiosa di tradizioni popolari garganiche, e di San Marco in Lamis in particolare, ci consegna un nuovo volume dal titolo “Li cunte: Vangelo popolare e Racconti veri e verosimili”, pubblicato da Levante Editori (pagine 650, € 35,00) per la Collana “La Puglia nei documenti”.
Nel dialetto di San Marco in Lamis, ‘cunte’ vuol dire favola, racconto, fiaba, novella e Grazia Galante, che ha insegnato materie letterarie a Torino ed in Capitanata, non è nuova a questo tipo di pubblicazioni, poiché è autrice di vari libri sui proverbi popolari, la cucina tradizionale di San Marco in Lamis, la religiosità popolare, le cose di Dio, fiabe e favole, nonché di un corposo “Dizionario del dialetto di San Marco in Lamis”, scritto insieme al fratello Michele sempre per i tipi di Levante Editori.
Si tratta di un ponderoso volume che raccoglie la versione popolare del Vangelo e circa trecento racconti veri e verosimili, scritti tutti in dialetto sammarchese con traduzione a fronte, riguardanti l’importante centro garganico, conosciuto per la nutrita presenza di intellettuali di spicco. Questo libro si pone in continuità con l’altro uscito due anni addietro “Fiabe e favole raccolte a San Marco in Lamis”, e mette a frutto un lungo lavoro fatto di raccolta di testimonianze orali.
Il Vangelo popolare si sviluppa lungo tre filoni: 1) le peregrinazioni di Gesù sulla terra insieme con gli apostoli; 2) la Madonna e i viaggi della Sacra Famiglia; 3) la vita dei Santi.
Predominante è la figura di Gesù visto come padre buono che è sempre pronto a soddisfare le richieste dei suoi figli, che premia e punisce, che condanna e perdona.
Nella seconda parte del volume si parla di fatti realmente accaduti e di altri simili al vero e che costituiscono uno strumento molto utile per capire i modi pensare, le tradizioni, le credenze, le usanze di una comunità che per tanto tempo si è retta sull’agricoltura e sulla pastorizia e che ha conosciuto importanti fenomeni di massa come l’emigrazione transoceanica e l’adesione al brigantaggio. Fenomeni di cui si coglie l’eco anche in questi racconti. Si tratta di una ricerca su base comunale che per le dimensioni ha pochi precedenti nel territorio regionale pugliese.
Fiabe e favole raccolte a San Marco in Lamis - Prefazione di Raffaele Nigro - BARI, Levante Editori 2010, pag. 314, € 20,00 + s.p.
L’abitudine di raccontare fiabe ai bambini da parte delle persone anziane oggi è considerato un modo di comunicare che ormai appartiene al passato. La televisione ha preso il posto dei nonni che da risorsa sono diventati un peso e spesso sono affidati a badanti o relegati nelle case di riposo dove per mancanza di uditorio non insegnano niente. Eppure i bambini vogliono ascoltare le fiabe. Lo posso affermare per esperienza personale. Quando da insegnante mi capitava di fare supplenza in qualche classe di prima media, anche all’ultima ora riuscivo a tenere i ragazzi in silenzio fino al suono della campana, raccontando loro qualche fiaba contenuta in questa raccolta.
Ai bambini, purtroppo, oggi viene negato l’ascolto delle fiabe dalla viva voce della nonna o della vicina di casa. E’ vero che essi possono vedere molte fiabe per televisione, ma non è la stessa cosa. La televisione lascia poco spazio alla fantasia poiché tutte le scene vengono proposte e lo spettatore non deve aggiungere niente. Le fiabe raccontate, invece, stimolano l’immaginazione e l’ascoltatore con la sua fantasia costruisce le scene. Ognuno di noi da bambino ha cercato di immaginare a modo suo il palazzo reale, Vugnulicchie, Mamma Nannòrca ecc.
Ricordo con molto piacere le serate trascorse a casa di mia nonna attorno al braciere intenta ad ascoltare cummare Mechelina, Michelina Tenace, allora giovane vedova, che captava la mia attenzione con i suoi racconti. Anche se a volte mi faceva andare a letto con il cuore triste perché mi raccontava di bambini orfani di mamma, maltrattati dalla matrigna, non mi stancavo mai di sentirla. Oggi, ormai novantenne, vive nella casa di riposo “Opera Pia Gravina” di San Marco in Lamis e nei nostri incontri rievochiamo quelle serate con tanta nostalgia. Ricordo anche con sommo piacere mio nonno Domenico, miniera di saggezza contadina, il quale fino all’età di 93 anni si serviva sempre di proverbi, di favole, di storie di vita vissuta per insegnare a me e a mio fratello ad affrontare meglio le difficoltà della vita.
Le fiabe e le favole qui riportate sono state tramandate oralmente di padre in figlio quando quasi nessuno sapeva leggere e scrivere. Esse, quindi, devono la loro sopravvivenza alla tradizione orale.
A partire dall’Ottocento alcuni scrittori e studiosi europei trascrissero le fiabe, raccogliendole dalla viva voce del popolo. Questi scrittori furono in Russia Afanasjev, in Germania i Grimm, in Norvegia Asbjrnsen.
In Italia, attorno agli anni ’50 del Novecento Italo Calvino raccolse e trascrisse le fiabe popolari recuperate nelle diverse regioni italiane. Egli, partendo dai molteplici dialetti in cui il popolo le narrava, le tradusse in un linguaggio accessibile a tutti.
L’opera di Calvino, ma anche degli altri, è molto meritoria perché, grazie al loro impegno, è stato possibile conservare questi documenti di cultura popolare che ci consentono di conoscere tradizioni, usanze, situazioni di vita del nostro passato e con cui possiamo divertirci, sognare, fantasticare. La fiaba fa evadere la gente, logorata dai problemi del vivere quotidiano, trasferendola in un mondo irreale ottimistico dove tutto ha un lieto fine.
Dizionario del dialetto di San Marco in Lamis - BARI, Levante editori, 2006, Pag. 1.168, € 40,00 + s.p
Questo dizionario, frutto del lavoro di Grazia e
Michele Galante, ha il merito di offrirsi non solo a una consultazione puntuale, e però occasionale, ma di invitarci anche a una lettura distesa e continua, gustosa e affascinante, in cui risuonano nette, precise, documentate, l'eco del passato e le voci del presente. Ai fratelli Grazia e Michele Galante è stato assegnato il prestigioso Premio di Letteratura dialettale ”Celano” 2008, in quanto autori del Dizionario di San Marco in Lamis, considerato dalla critica un’opera omnia tra le più ricche ed esaustive della Puglia, comprendendo esso non solo gli aspetti prettamente linguistici ed etimologici, ma l’essenza stessa della cultura di un popolo. Non per niente il volume ha visto l’imprimatur di due illustri critici, quali l’italianista Tullio De Mauro (già ministro della pubblica istruzione della Repubblica) e il letterato italo -americano Joseph Tusiani, figura di rilievo nel campo della letteratura italo-americana.
Contenuti dell'opera: 1.168 pagine + 32 fuori testo, 20.000 lemmi dialetto-italiano, 1.500 proverbi e filastrocche, 2.600 sinonimi e contrari, Numerose etimologie, 500 citazioni di autori dialettofoni, Migliaia di espressioni idiomatiche, 10.000 lemmi italiano-dialetto, 55 foto a colori, 24 foto in bianco/nero, 46 disegni, 60 tavole di nomenclatura comprendenti oltre 8.000 termini, Indicazioni grammaticali (pronuncia, plurali e femminili irregolari, flessioni verbali irregolari, categoria grammaticale di ogni lemma).
La cucina tradizionale di San Marco in Lamis - Presentazione di Anna Maria Tripputi - BARI, Malagrinò, 1999, pag. 280, € 15,50 + s.p.
Grazia Galante si colloca tra le più feconde personalità nel patrimonio culturale pugliese e segnatamente garganico. In questo volume sono raccolte tante informazioni e precisazioni intervistando donne anziane che a Grazia Galante, ben nota come "quella che cerca le cose antiche", hanno aperto una finestra sul passato, rendendo viva una attualità non più esistente: quella che era la vita quotidiana, l'organizzazione della vita familiare di persone comuni e normali che sommate tra loro rappresentano una fetta di umanità.
Infatti, non sono pochi i gruppi che spontaneamente si sono riconosciuti interessati al recupero dell''impiego delle erbe naturali, con qualche difficoltà nel riconoscerli e nel ritrovarli nei vari ambienti naturali. Quanti infatti sono in grado di riconoscere erbe come il crescione, finocchietti selvatici, borragine, caccialepre, boccione minore, porcellana, aneto? Erbe e "cose" che un tempo erano comuni oggi sono una rarità.
E, pertanto, la ricerca sulla "Cucina tradizionale di San Marco in Lamis" nasce da una diffusa esigenza di recuperare, prima che ne scompaia anche il ricordo, la cucina tradizionale intesa non solo come patrimonio culturale ma anche come alternativa più sana rispetto allo sbrigativo e veloce mangiare di oggi, vissuto all'insegna del "mordi e fuggi".
Parecchie ricette contenute in questo volume sono state inserite nel testo "Ricette di osterie di Puglia" - Slow Food - Editore, Bra (CN), anno 2000.
I proverbi popolari di San Marco in Lamis - Presentazione di Anna Maria Tripputi - Bari, Malagrinò 1993 pagine 315, € 18,08 + s.p. - *
La spinta che muove Grazia Galante nella sua ricerca è contenuta in un paragrafo dell'introduzione al suo libro:"...la necessità di un recupero della cultura orale locale nasce da una parte dall'amore per il paese natio, dall'altra da una esigenza più ampia; salvaguardare le specificità culturali a fronte di un processo complesso e contraddittorio di omologazione e di schiacciamento che lo sviluppo della scolarizzazione di massa e dei mass-media ha innescato".
E, in effetti, "I proverbi popolari di San Marco in Lamis" riflettono la struttura economica e sociale del paese, quella che è stata e quella che è tuttora: il suo isolamento, le ondate migratorie, l'economia prevalentemente agricola, la persistenza di un artigianato locale di antica tradizione ma ancora vivo. Il libro è una raccolta di proverbi che offrono uno spaccato, se pur non esaustivo di quella che è stata nel passato la struttura economica e sociale del comune, le relazioni parentali e interpersonali, insomma, di tutta la varietà e la ricchezza di tutta la cultura popolare, sottolineata dai modi di dire e dalle espressioni peculiari che corredano il testo. *Pubblicazione esaurita in attesa di ristampa
La religiosità popolare di San Marco in Lamis "Li cose de Ddì" - Presentazione di Anna Maria Tripputi - BARI, Malagrinò, 2001, € 15,00 + s.p.
Il volume di Grazia Galante sulla religiosità popolare di San Marco in Lamis è un viaggio nella memoria collettiva alla riscoperta di questa cultura religiosa, ma è anche un atto d'amore verso un patrimonio estremamente fragile e labile, volatile come pochi altri, affidato in prevalenza alla tradizione orale, che va tutelato e salvaguardato; come va tutelata e salvaguardata la lingua in cui questo patrimonio si esprime: il dialetto, lingua madre per eccellenza che spesso ha una pregnanza più sottile e profonda della lingua italiana. Il volume parte dal quotidiano per esemplificare, attraverso il ciclo dell'anno, scandito dalle grandi feste religiose, dai pellegrinaggi e dalle feste locali, le forme e gli aspetti della religiosità popolare in un centro garganico ricco di storia e di tradizioni, in profonda evoluzione ma tuttora profondamente segnato da una dimensione religiosa corposa, vuoi per la vicinanza e quasi l'appartenenza ad una delle più importanti stationes della strata peregrinorum, il convento di San Matteo, vuoi per l'influenza esercitata dall'opera dei frati del santuario della Madonna di Stignano e dei numerosi altri santuari sparsi in zona.
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