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“Salva la tua lingua locale”, primo posto per Grazia Galante (inviato da Anna Siani)

 

 

La nostra Grazia Galante ha vinto il premio per la PROSA EDITA (storie, favole e racconti) nel Concorso Nazionale: “Salva la tua lingua locale” conquistando il Primo posto!

Ecco tutti i vincitori del premio pubblicato da http://www.unpliproloco.it/

“Pubblichiamo i risultati del Premio nazionale "Salva la tua lingua locale". Hanno prevalso Nelvia Di Monte (dial. friulano) nella poesia inedita, Giovanni Nadiani (romagnolo) nella poesia edita, Alberico Bojano (campano) nella prosa inedita e Grazia Galante (pugliese) nella prosa edita.

La Premiazione del Premio Nazionale “Salva la tua lingua locale”, indetto dall’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia e Legautonomie Lazio, in collaborazione con il Centro di documentazione per la poesia dialettale "Vincenzo Scarpellino" e il Centro Internazionale Eugenio Montale, si terrà dalle ore 10,30 di giovedì 16 gennaio 2014 a Roma presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio (seguiranno programma ed invito della giornata).

La Giuria del Premio Nazionale “Salva la tua lingua locale” composta da Pietro Gibellini (Presidente),Toni Cosenza, Angelo Lazzari, Franco Loi, Vincenzo Luciani, Luigi Manzi, Cosma Siani, Ugo Vignuzzi ha decretato i vincitori della prima edizione 2014:

POESIA INEDITA:

Nelvia Di Monte, dialetto friulano;

Fernando Gerometta, dialetto friulano;

Benedetto Bagnani, dialetto di Subiaco.


PROSA INEDITA (storie, favole racconti):

Alberico Bojano dialetto campano di Benevento;

Aurora Fratini dialetto di Sambuci (Roma);

Antonina Pistorio Gervasi (dialetto siciliano).

 

POESIA EDITA:

Giovanni Nadiani, dialetto romagnolo;

Maurizio Casagrande, dialetto veneto;

Giuseppe Tirotto, dialetto sardo.

PROSA EDITA (storie, favole racconti):

Grazia Galante, Fiabe e Favole – Raccolte a San Marco in Lamis, Levante editori, Bari, 2010 - in dialetto di San Marco in Lamis (Foggia);

Diego Manna e Michele Zazzara , Polska… Rivemo!, Nativi Società Cooperativa, Trieste, 2013 - in dialetto triestino;

Franco Pinto, E quist’ate, mo’, che vonne?, Ed. “ManfredoniaNews.it”, Manfredonia, 2012 - dialetto di Manfredonia (Foggia).

 

SEZIONE SPECIALE AUTORI SIAE:
Nevio Spadoni, dialetto romagnolo;

Vincenzo Mastropirro, dialetto pugliese di Ruvo di Puglia (BA).

Leopoldo Attolico, dialetto romanesco”… (continua…)

A Grazia Galante giungano i miei personali Complimenti e, naturalmente, le Congratulazioni di tutta la cittadinanza sammarchese. Non possiamo che essere orgogliosi di una concittadina che, con immensa laboriosità, impegno serio e costante e, soprattutto, amore verso il proprio paese e il proprio dialetto, ha creato un solido e variegato archivio dialettale che altrimenti avremmo perso. Ancora Complimenti, Grazia! Non solo per Fiabe e Favole ma per tutto ciò che hai pubblicato e che ancora pubblicherai.                                                       

Anna Siani

Congratulazioni del Presidente del Parco Nazionale del Gargano
Premio poesia dialettale - Il Gargano, la sua gente e i suoi dialetti: Una meravigliosa continua scoperta.

 

 

"Solo per Natale... dal produttore al consumatore" (18/12/2013)

Il libro è un regalo che non finisce, che non ha scadenza, che rimane sempre, che può essere lasciato in eredità. Sceglietelo come regalo di Natale.
Da oggi fino a Natale sconti speciali:
Li cunte: Vangelo popolare e Racconti veri e verosimili a € 25.00 invece di € 35.00;
Fiabe e favole raccolte a San Marco in Lamis (vincitore del concorso nazionale "Salva la tua lingua locale") a € 15.00 al posto di € 20.00;
La religiosità popolare di San Marco in Lamis a € 14.00 al posto di € 18.00;
Il dizionario del dialetto di San Marco in Lamis a € 40.00 al posto di
€ 50.00.
Naturalmente può usufruire di questo sconto solo chi si rivolge direttamente al produttore.
Mettete nelle mani dei bambini, dei ragazzi i libri se vogliamo che si appassionino alla lettura.

Grazia Galante

 

Daniela Milanese vincitrice del Concorso Internazionale di Musica ‘Euterpe’ di Corato

(Estratto dal profilo Facebook di Grazia Galante)

 

(Daniela Milanese)

 

Mi sono sentita orgogliosa di appartenere a questa Comunità quando ho appreso che la giovane soprano sammarchese, Daniela Milanese, che abbiamo sentito tante volte, aveva conquistato il primo posto al XV Concorso Internazionale di Musica che si è svolto a Corato con la partecipazione di numerosissimi stranieri. E’ questa una bellissima soddisfazione per lei e la famiglia ed è un onore per la nostra Città che in campo musicale vanta una tradizione di tutto rispetto. Facendo un po’ mente locale, mi vengono in mente alcuni nomi: don Michele Giuliani (Panecotte), le cui opere andrebbero riprese per farle conoscere a tutti, il maestro Luigi Giordano, Lu majèstre la bbanna per antonomasia, a cui bisogna aggiungere Ciavarella (Trasurére) che diresse la banda rossa, in competizione con la banda bianca di Giordano, nel secondo dopoguerra quando tra i due maggiori partiti, il PCI (Partito Comunista Italiano) e la DC (Democrazia Cristiana), c’era molta competizione.
Oggi questa bella tradizione musicale viene portata avanti dal giovane Claudio Bonfitto, 'maestro' della banda 'Luigi Giordano', nonché direttore della Scuola di musica ‘Santa Cecilia’, frequentata da tantissimi nostri ragazzi, dal maestro Luigi La Porta, ex direttore del Conservatorio di Matera, da Angelo Ceddia, docente al Conservatorio ‘Umberto Giordano’ di Foggia, da Michelangelo Martino, direttore del coro polifonico ‘Laudate Dominum’, da Angelo Gualano, direttore di ‘Cuori Aperti’. Fanno onore alla nostra San Marco il pianista Teo Ciavarella, la cui fama ha scavalcato i confini nazionali, il giovane Pietro Papagna, che nei concorsi nazionali e internazionali raggiunge sempre i primi posti, Giuseppe Tancredi, il sassofonista Antonio Aucello, la mezzosoprano Angela Bonfitto, ospite anche quest’anno di Paolo Limiti, la soprano Maria Luigia Martino e Michela Nardella, e poi il gruppo Festa, Farina e Folk, I Faberi, Ciro Iannacone, Maurizio Tancredi, Lucia Ruggieri, una bambina di solo 8 anni, dotata di una voce stupenda.
Se a tutti questi benemeriti musicisti aggiungiamo Francesco Paolo Borazio, Pasquale Soccio, Joseph Tusiani, Cosma Siani, Sergio D’Amaro, Leonardo Aucello, Tommaso Nardella, il Convento di San Matteo, ecc. e i tanti giovani gruppi teatrali operanti in paese a ragione la nostra San Marco in Lamis viene definita la Città della cultura.
A Daniela Milanese e a tutti coloro che si impegnano in qualunque attività faccio i migliori auguri.

Grazia Galante

I giochi di un tempo ripresi dagli alunni del I° Circolo Didattico “Balilla - Compagnoni” di San Marco in Lamis

(articolo scritto da Grazia Galante in data 28.05.2013 con il contributo video/fotografico di Piera Ciavarella e Arcangela Villani)

 

(Copie D'Autore, "Omaggio a Goya" La cavallina realizzata da Giorgio Mattioli)

 

Ieri pomeriggio (27/05/13 ndr) nel cortile della scuola “Balilla”, in un’atmosfera gioiosa, si è concluso il progetto “Continuità” sui giochi tradizionali portato avanti dagli insegnanti dell’ultimo anno della Scuola dell’infanzia e da quelli della prima elementare del Primo Circolo Didattico. Sono stati meravigliosi i bambini che si sono esibiti in alcuni giochi: a mmazza e ccuze (lippa), Accòppa, accòppa lu passantine (cavallina), a scòla e sculicchie (predellino), alla lampa, ajèssce papà cu ttutte li figghie, allu sckaffe (lo schiaffo del soldato), a 1, 2, 3, stella! delle bambine, invece, con tanto impegno ed interesse si sono cimentate nella realizzazione di bambole di pezza. Hanno fatto da cornice poi i bellissimi cartelloni realizzati dai ragazzi e la mostra di alcuni giocattoli di un tempo (la cummèdia, la carruzzèdda, lu tubbe, lu cerchie cu llu vossacérchie, lu ggirasole, la fruccèdda, la scionna, li ruticédde, la mòlia, lu pupe de pèzza, la sugghiétta, la sugghiettòla, lu carrarmate, la mazza cu llu cuze, lu fiscke, la sunagghiéra, la trènnela, lu scurre e jjune ecc.) insieme a tante miniature realizzate da Gerardo Giuliani e riproducenti i mobili della camera da letto più parecchi arnesi da cucina (esposti in maniera permanente nel Museo delle miniature da lui allestito in Via Santa Caterina a San Marco in Lamis), hanno incuriosito bambini, genitori, nonni, insegnanti. Veramente è stato un piacevole tuffo nel passato. Essendo stata invitata a parlare dei giochi tradizionali, nel mio breve discorso ho ribadito la necessità di recuperare i giochi del passato perché essi sono fortemente educativi e formativi perché abituano alla competizione, alla riflessione, al rispetto delle regole, potenziano le abilità fisiche e motorie, stimolano l’inventiva, la curiosità, l’ingegno, la fantasia, la creatività.

Un tempo la maggior parte dei giochi si svolgeva all’aperto, si giocava nella strada in cui si abitava che diventava così un ottimo laboratorio; i giocattoli venivano costruiti con le nostre mani utilizzando materiali di scarto: un pezzo di stoffa poteva essere utilizzato per fare la palla o una bamboletta, la pupa, con un pezzo di canna si realizzava la cerbottana (lu tubbe) o la siringa di Pan (lu fiscke), delle stecche di canna, un pezzo di giornale, un filo lungo e un po’ di colla fatta con l’acqua e la farina bastavano per fare l’aquilone.

Oggi è cambiato molto il modo di giocare anche nei piccoli centri, la strada non è più sicura come una volta, gli spazi liberi sono stati ridimensionati e si tende a far giocare il bambino in casa da solo, trasformandolo così da soggetto attivo a consumatore passivo di giocattoli e di giochi ideati dagli adulti in cui egli, da seduto, si limita a premere un tasto o un bottone. Facendolo giocare in questo modo favoriamo l’obesità, ma soprattutto lo priviamo delle relazioni con i coetanei che sono indispensabili per non creare muri di isolamento e di solitudine. E allora ben vengano iniziative tendenti a riscoprire e a valorizzare i giochi tradizionali.

Ieri parlando con alcuni genitori che si lamentavano per la mancanza di posti sicuri in cui far giocare i loro figli, proponevo di utilizzare questa estate la villa comunale e anche i cortili delle scuole, naturalmente dopo averne fatto richiesta ai Dirigenti e ai relativi Consigli d’Istituto, che direbbero sicuramente di sì. Sarebbe bello vedere bambini e nonni che giocano insieme, recupereremmo tanti giochi, favoriremmo l’incontro tra le generazioni e quindi la trasmissione dei saperi, vedremmo i bambini felici e soddisfatti perché attori e fattori di giochi così come è successo ieri.
Un grazie a tutta la scuola Balilla per averci dato questa opportunità.

Grazia Galante

Clicca sull'immagine per guardare la galleria fotografica dell'evento (Foto gentilmente concesse da Arcangela Villani e Piera Ciavarella)

 

 

(Video gentilmente concesso da Piera Ciavarella)

 

L’Università del Crocese (Scuola di Tradizioni), I^ Circoscrizione Arpi-Croci (Comune di Foggia), nella persona dell’insegnante Angelo Capozzi consegna un meritassimo riconoscimento: “PREMIO DIDATTICA DEL FOLKLORE ”, alla Professoressa Grazia Galante per il pluriennale impegno nelle scuole della nostra provincia diretto a promuovere la ricerca e la salvaguardia della nostra cultura tradizionale.

Foto scattata durante la consegna del Premio Didattica del Folklore

IL FOLKLORE: UN BENE PREZIOSO

Tutti, ormai, parlano dell’importanza del folklore, del recupero delle radici, dell’ “identità territoriale”, ma in fondo si fa pochissimo per le nostre tradizioni e ciò è dimostrato dallo scarso numero di pubblicazioni relative ad esse, dalla mancanza di sensibilità reale di molte istituzioni, dal poco interesse per tale disciplina che la scuola dimostra, nel suo insieme (nonostante il Ministero della Pubblica Istruzione abbia destinato una parte cospicua del programma scolastico allo studio del territorio). La quasi totalità delle pubblicazioni, delle iniziative relative alla storia e la cultura del nostro territorio è frutto del lavoro di singoli operatori culturali che utilizzano tempo e risorse personali, per salvare cioè che poi sarà un bene pubblico. Se riflettiamo sul fatto che il folklore, oggi, non è più solo motivo di nostalgia e di vecchi ricordi, ma va diventando un punto di riferimento insostituibile per le nostre società moderne, ormai in crisi permanente, non si capisce il suddetto disinteresse. Forse per questo è nato, presso l’Università del Crocese,Scuola di Tradizioni - Prima Circoscrizione Arpi - Croci (Comune di Foggia)  il “PREMIO DIDATTICA DEL FOLKLORE”: si vuole spingere il mondo della scuola, ma anche quello istituzionale e dell’associazionismo culturale, a non perdere altro tempo (anche perché gli ultimi anziani ci stanno lasciando), dedicandosi finalmente alla raccolta, alla salvaguardia e alla riproposizione del nostro ricchissimo patrimonio tradizionale (festività, cucina, erbe medicinali, fiabe, giochi, balli, dialetto, fiere, mestieri, ecc.).

Il primo premio non poteva non andare alla Professoressa Grazia Galante, che ha svolto numerosissime ricerche relative al folklore nelle scuole medie garganiche dove ha insegnato. Proprio partendo da tali ricerche, partendo dal mondo della scuola è nata in lei il desiderio di salvare, almeno in parte il folklore sammarchese (anche se non mancano sporadici contributi precedenti al suo lavoro). Ha pubblicato, di conseguenza grossi volumi sui proverbi, un dizionario sammarchese scritto col fratello Michele, libri sulla cucina, sulla religiosità popolare, sulle fiabe, sul vangelo popolare, ecc. riserbandoci, per il futuro ancora molti lavori fondamentali, che vanno ad indagare altri campi delle tradizioni di San Marco in Lamis.

Segue una sintesi delle attività didattiche che hanno caratterizzato il lavoro della suddetta studiosa.

Libretti pubblicati:

II E racconta… i ragazzi della Scuola Media Statale “N. D’Apolito” di Cagnano Varano evidenziano ricerche relative al loro territorio: detti, proverbi e altre tradizioni popolari a.s.1978 – 1979;

La cultura contadina nei proverbi  realizzato con gli alunni della Scuola Media Statale “D’Alessandro” di Sannicandro Garganico a.s.1984-85;

C’era una volta... fatto con gli alunni di Sannicandro G. a.s.1986-87;

Piccolo dizionario dialettale prodotto con gli alunni di Sannicandro G. a.s.1987-88;

La medicina popolare fatto con gli alunni di Sannicandro G. a.s. 1988-89;

Divertiamoci con i soprannomi realizzato con gli alunni di Sannicandro G. 1989-90;

La nonna racconta fatto con gli alunni di Sannicandro G. a.s. 1992-93;

Li paroule di mamma ròssa (I racconti della nonna) realizzato con gli alunni di Sannicandro G. a.s.1993-94;

Soprannonimania  prodotto con gli allievi della Scuola Media Statale “G. Pascoli” di San Marco in Lamis a.s.1994-95;

I segreti delle erbe realizzato con i ragazzi della ‘Pascoli’ di San Marco in Lamis a.s.1995-96;

La lavorazione del salice fatto con i ragazzi della ‘Pascoli’ di San Marco in Lamis a.s.1995-96;

La cucina sammarchese prodotto con gli allievi della Scuola Media Statale “F. De Carolis” di San Marco in Lamis a.s.1996-97;

Li cunte. Favole e racconti sammarchesi fatto con i ragazzi della ‘De Carolis’ di San Marco in Lamis  a.s. 1998-99;

Piccolo dizionario sammarchese realizzato con i ragazzi della ‘De Carolis’ di San Marco in Lamis a.s. 2000 – 2001;

Filastrocche e indovinelli sammarchesi prodotto con i ragazzi della ‘De Carolis’ di San Marco in Lamis a.s.2002-2003;

Il latte nella tradizione sammarchese  realizzato con i ragazzi della ‘De Carolis’ di San Marco in Lamis  a.s. 2003-2004;

I canti della Valle fatto con i ragazzi della ‘De Carolis’ di San Marco in Lamis a.s. 2004-2005;

I rimedi della nonna realizzato con i ragazzi della ‘De Carolis’ di San Marco in Lamis  a.s. 2005-2006.

Zibaldone sammarchese fatto con i ragazzi della ‘De Carolis’ di San Marco in Lamis a.s. 2006-2007;

Breve storia della scuola postelementare a San Marco in Lamis realizzato con i docenti P. Massaro, E. Sassano, C. Zannotti e i ragazzi della ‘De Carolis’ di San Marco in Lamis  a. s. 2007-08.

                                                                                                                                                            Angelo Capozzi

(studioso di Storia e Folklore della Provincia di Foggia e insegnante dell’Università del Crocese - Scuola di Tradizioni).

 

"LI CUNTE". Vangelo popolare e Racconti veri e verosimili - Levante Editori (pagine 650, € 35,00 + s.p.)

 

Grazia Galante, appassionata e infaticabile studiosa di tradizioni popolari garganiche, e di San Marco in Lamis in particolare, ci consegna un nuovo volume dal titolo “Li cunte: Vangelo popolare e Racconti veri e verosimili”, pubblicato da Levante Editori (pagine 650, € 35,00) per la Collana “La Puglia nei documenti”.
Nel dialetto di San Marco in Lamis, ‘cunte’ vuol dire favola, racconto, fiaba, novella e Grazia Galante, che ha insegnato materie letterarie a Torino ed in Capitanata, non è nuova a questo tipo di pubblicazioni, poiché è autrice di vari libri sui proverbi popolari, la cucina tradizionale di San Marco in Lamis, la religiosità popolare, le cose di Dio, fiabe e favole, nonché di un corposo “Dizionario del dialetto di San Marco in Lamis”, scritto insieme al fratello Michele sempre per i tipi di Levante Editori.
Si tratta di un ponderoso volume che raccoglie la versione popolare del Vangelo e circa trecento racconti veri e verosimili, scritti tutti in dialetto sammarchese con traduzione a fronte, riguardanti l’importante centro garganico, conosciuto per la nutrita presenza di intellettuali di spicco. Questo libro si pone in continuità con l’altro uscito due anni addietro “Fiabe e favole raccolte a San Marco in Lamis”, e mette a frutto un lungo lavoro fatto di raccolta di testimonianze orali.
Il Vangelo popolare si sviluppa lungo tre filoni: 1) le peregrinazioni di Gesù sulla terra insieme con gli apostoli; 2) la Madonna e i viaggi della Sacra Famiglia; 3) la vita dei Santi.
Predominante è la figura di Gesù visto come padre buono che è sempre pronto a soddisfare le richieste dei suoi figli, che premia e punisce, che condanna e perdona.
Nella seconda parte del volume si parla di fatti realmente accaduti e di altri simili al vero e che costituiscono uno strumento molto utile per capire i modi pensare, le tradizioni, le credenze, le usanze di una comunità che per tanto tempo si è retta sull’agricoltura e sulla pastorizia e che ha conosciuto importanti fenomeni di massa come l’emigrazione transoceanica e l’adesione al brigantaggio. Fenomeni di cui si coglie l’eco anche in questi racconti. Si tratta di una ricerca su base comunale che per le dimensioni ha pochi precedenti nel territorio regionale pugliese.
Il volume si avvale di una densa e penetrante presentazione del grecista Francesco De Martino, ordinario di Letteratura greca nell’Università di Foggia, che parla di opus magnum per le sue dimensioni, ma anche di opus lepidum per la levità dei racconti. Il prefatore, giustamente, sottolinea anche i precedenti o gli accostamenti che questi racconti trovano nella letteratura classica, soprattutto greca. (Vittorio Polito)
Un volume in cui, secondo De Martino, “c’è tanto da leggere e tanto da capire.
Un volume che sembra vocale: voci vive della gente che Galante ha saputo ascoltare e mettere al riparo, voci che neppure il precipizio economico riuscirà mai a cancellare”.
L’immagine di copertina ed i disegni inseriti nel testo sono di Annalisa Nardella, mentre i risguardi sono di Nick Petruccelli (quello iniziale) e di Andrea Argentino (quello finale).

 

Indice de "Il vangelo popolare"

 

Il bastone di San Giuseppe

La giovane prescelta da Dio

Come la fai la sbagli

Il miracolo di Santa Nastasija

Il fuoco nel mantello

La strage degli innocenti

Il buon ladrone

La pietra di San Pietro

San Pietro e il prosciutto

Chi piange e chi ride

Il Maestro e San Pietro nell’orto

La mamma di San Pietro

Una giovane operosa e un ragazzo indolente

Il bovaro avaro

Il Calderoso

Il rovo

Noè e il Maestro

Grazie al cane

La fine del mondo

Santa chiuvéra

Il contadino

Il ceppone

Paga il giusto per il peccatore

L’uomo incontentabile

Chi troppo vuole ...

Un ospite prodigioso

Il Maestro e Zaccaria

Il compare della Morte

Sette pagnotte

Il cuore di Sant’Andrea

La Maddalena

Il pettirosso

Per far sorridere la Madonna

La Madonna e la tartaruga

La mula

Nespola matura

La preghiera della sera

Quando si rispetta il comparatico

L’amore di San Bernardino per la Madonna

Il miracolo di San Nicola

Il martirio di San Sebastiano

La storia di Santa Lucia

La storia di San Rocco

La storia di San Nazario

Il primo miracolo di Sant’Antonio

La storia di San Martino

Il maialino di Sant’Antonio Abate

Come nacque la Via Lattea

La storia di San Gregorio papa

Pietro Bbajalarde

La storia di San Bernardo

L’origine della chiesa del Trionfo del Purgatorio

La nascita del Santuario di Santa Maria di Stignano

 

 

Indice dei "Racconti veri e verosimili"

 

Una notte da spavento
Cacazuculidde
Per una promessa non mantenuta
Il folletto
Il folletto’Angeluccio’
Il folletto di comare Maria
Il lupo mannaro
Le streghe che rapivano i bambini
La vendetta della strega
La suocera strega
Il marito della strega
La strega punita
Uno scardassatore coraggioso
I tredici briganti
“Lascia tutto ciò che porti!”
Donna Arcangelina e i briganti
Il fidanzato brigante
Paolo il brigante
Gallo di pantano
Giovanni Pelastrédde e i briganti
Un giorno da signore
Tappo di lana
L’amore di una figlia
Il cuore della mamma
Il testamento morale del padre
I segreti delle donne
Se la barca mia tornasse nel porto...
Di padre in figlio
Una sola volta si è impiccato Còla!
Ogni tempo arriva
La merla
Il consiglio di Vidone
Il simile con il simile
Il vecchio e il ragazzo
Se Dio vuole
Per un ‘ma’ di troppo
La panettiera di buon cuore
La generosità premiata
La sincerità ricompensata
L’avaro punito
L’avaro e la Morte
Il calzolaio canterino
Grazie al fuoco
La marchesa egoista
L’ingannatore ingannato
Il guanto di Maria
I fratelli invidiosi
Il miele all’ingrosso
A incoraggiare non ci rimetti niente
Il vento, l’acqua e l’onore
Meglio avere cento amici
Cento ‘niente’ ammazzarono un asino
La fortuna di due amici
La fortuna di due fratelli
Il ponte di cuoio
Il marchese Freda
La fidanzata ritrovata
Che bella luna!
Un fidanzato premuroso
Una fedeltà provata
Il ritorno di Nicola Bburraccia
Il ritorno di Michele Pagghione
Lettera al marito emigrato in America
Bisogna cambiare pietanza
Il tradimento scoperto
Maggio, catamaggio, mese di maggio
Le sorprese dell’emigrato in America
Il cappello un po’ inclinato
Un rignanese fiducioso
La grazia di San Pappalone
Il libro dei comandi
La storia di Bencomposta
Il frate questuante
Il bacio mandato a Sant’Antonio
Lo sposo sincero
Il girello della buon’anima
Un bacio al buio
L’innamorato rifiutato
Prezzemolina
Un asino in dote
Uno scambio tra pretendenti
Per conoscere il carattere dei generi
Non è ancora nato e già si chiama Donato
Le figlie blese
Il consiglio della mamma
Un insegnamento seguito alla lettera
Un giovane indeciso
La moglie che diceva sempre di no
La giovane che non sapeva fare niente
La zirla e llu zerlone
La nuora ingorda
Il consiglio del confessore
La moglie testarda
La moglie tonta
La moglie ficcanaso
La moglie molto paziente
La moglie idiota
La moglie ladra
La moglie brutta
La parola difficile
Sbadiglia tu che sbadiglio io
La tessitrice e Paoluccio
Morte a chi tocca
L’uovo della matrigna
Le scarpette della nonna
Un desiderio da realizzare a tutti i costi
Quando si impara la lezione
Mezza lenticchia
Per le fettuccine mal cotte
Una cattiva digestione
Il consiglio del sacrestano
Il consiglio di Sant’Antonio
La richiesta non esaudita
Il contadino ubriaco
Il marito borioso
Il conte avaro
Un mietitore sfaticato
L’uomo ficcanaso
Il muratore furbo
Il calzolaio scaltro
Il bandito Musolino
Il disertore astuto
Il garzone intelligente
La furbizia di mastro Luigi
Per non pagare il dazio
Un racconto interminabile
Un sotterfugio per sposare la figlia del re
Il figlio del re
Il pastore scaltro
L’abate senza pensieri
Un fabbro che non manteneva la parola
I ladri nell’orto del convento
I ladri fantasma
Il prete disonesto

Il prete ladro
Il prete gabbato due volte
Il ciuffo di lana
Il furto del prete

I caciocavalli del compare
Il mendicante
La difesa del compare
Farnare e i ladri
La ladra di Stignano
Un furto nella vigna
Il ladro furbo

Il mulo Rafanédde
Indoraculo
La polvere per i pidocchi
Bartolomeo e la mosca
Il giuramento del mugnaio
I due compari
Il piatto della comare
Attorno ad un piatto
La buona educazione a tavola
Senza creanza
I figli ingordi

In una trattoria di Roma
Una parola mai sentita
Nel bar
In farmacia
In macelleria
La pizza della dirimpettaia
Alla tavola del padrone
Il garzone maltrattato
Sacco vuoto non si regge in piedi
Il fioretto
I due amici affamati
Mannaggia l’abbondanza!
La frittata del Primo Maggio
L’asino che aveva imparato a non mangiare
L’ultima volontà
La predica del predicatore
Sempre fave sono
I suonatori e l’oste
Un’esperienza da dimenticare
Il fuoco nella bottiglietta
“Signori, in carrozza!”
Nel treno
Una risposta immediata
Una passeggera inesperta
Una colpa non commessa
I due frati questuanti
Uno sbaglio in una corsia di ospedale
Un equivoco
Il dragone
Quando non si conosceva ancora lo specchio
Nel confessionale
Una purga per la giumenta
Tornando dalla fiera
La bottega socchiusa
Il quadro incorniciato
Un quadro da decifrare
Il leone senza catena
Il ‘mulijone’ di mastro Luigi
Il cantero pieno
In una cantina di notte
Il prete preoccupato
I crocifissini
Il crocifisso di neve
Un sangiovannese distratto
Sebastiano Il becchino
Un giudice troppo impiccione
Come la zucca mi dimostra...
La scoperta di Marcuccio
Il fischietto
L’arrestato
L’asino della fornaia
Un asino con gli occhiali
L’asino che corse un brutto rischio
Gli incarichi affidati a un morto
Attorno al corpo senza vita del padre
Con l’asina e senza figlio
Per trentatré bestie
La lettera del soldato
E’ per dove si trova...
“Mamma, sale in tavola!”
“Mamma, vieni ad aprire!”
“Mamma, accendi lume!”
L’arciprete burlone
I tre amici inseparabili
La benedizione del frate
Una visita non fatta
In attesa del sole
Il prete e il taglialegna
Il prete e il mietitore
Lo conosco ciliegio
La scommessa
La pietra di Petriccolo
Le tre sorelle vanitose
Il cieco e il sordo
Mastro Alessio
“Buongiorno e abbondanza!”
Il segreto di Rancechidde
Il segreto di Mauruccio
Il fratello del papa
Il camino de llu Bburticchie
La preghiera a San Matteo
La preghiera a San Cataldo
Il ringraziamento a San Cataldo
La protesta di San Marco
L’occasione persa
La serpe
Gli occhi della verità
La difesa dell’avvocato Mucci
Un incarico non remunerato
Giovannino il coraggioso
Una pulce, un pidocchio e una cimice
Giorgio di mamma
Una lite tra due venti
I giorni presi a prestito
L’anno bisestile
Una preghiera a Sant’Antonio
Un devoto di San Giuseppe
L’ineluttabilità del destino
Il destino di Còla
Il giovane che voleva sfuggire al destino
Al destino non si sfugge
L’indovino e il giovane
Il contadino credulone
Il paese senza cimitero
L’Epifania
Il giovane innocente
Una condanna ingiusta
La gamba d’oro
Un fantasma nella sala da ballo
La vendetta della ricca defunta
Una morte apparente
Una bambina morta nel tiretto
Amore eterno
Una vittima della neve
Fraccacannavèdda
Una voce di donna
Il figlio indiavolato
La Valle di Vituro
Nella Valle dei Fedeli
Il vecchio e il topo

 

PDF: Recensione di Dorella Cianci (Articolo pubblicato il 28/12/2012 su "L'Attacco" di Foggia)

 

Cummà', non ime ditte nente - La nuova pubblicazione di Michele Galante - Edizioni del Rosone (2012), € 12,00 + s.p

 

Prefazione di Joseph Tusiani (New York, Festa di Cristoforo Colombo 2011)

La poca prosa dialettale sammarchese coincide con la Grande Depressione che paralizzò l'America alla fine degli Anni '20, in pieno proibizionismo, in pieno Al-Caponismo, in pieno furore edilizio in cui venne a brillare di luce chiara e opaca il nome dell’emigrato italiano. Queste pagine del Solco, un prestigioso e fortunato periodico di giovani professionisti sammarchesi, desiderosi di vedersi e sentirsi in mezzo alla loro gente, "sono bozzetti di vita paesana che hanno la capacità di raccontare gli aspetti giornalieri della comunità sammarchese, di esplorarne il carattere, di coglierne le ansie, le aspirazioni, e di stabilire un filo ininterrotto con le proprie radici e la propria origine. I temi affrontati sono i tempi passati, le usanze locali, la famiglia, la miseria, i sentimenti, i personaggi del Paese": già, tutto e niente, come facetamente indica la frase che Michele Galante usa per titolo di questa preziosa raccolta.

"Cummà, non ime ditte nente" vuol dire che le due allegre comari si sono dette qualcosa, si sono scambiate quattro chiacchiere, si sono sprecate in qualche ciarliero e innocente pettegolezzo, si sono riconosciute per le amiche di ieri e di domani, al di là della semplice lettera che dice poco o nulla affatto. E questo già pone al Galante il più arduo problema da affrontare e superare: la traduzione di certe sapide locuzioni da cui dipende la vita di un intero paragrafo. "Scie tesa", letteralmente intraducibile, vuol dire anche un bonario "va in malora", ma significa anche "Non cambi mai tu," "sei incorreggibile," "ti conosco bene," e cose di tale intimità. Un problema, questo, che, da par suo, da co-autore, con la sorella Grazia, del Dizionario del dialetto di San Marco in Lamis, Michele Galante deve costantemente risolvere, specie per preservare la grazia e l'ingenuità dei proverbi che infiorano il nostro linguaggio e per non sminuire la carica di certe sfumature preziose.


Il lettore si addentra nell'atmosfera dei Racconti ed ha l'impressione di ascoltare una lingua mai prima udita, una inattesa cascata di suoni limpidissimi per la prima volta concessi a labbro umano, un idioma di pura fiaba:
"O lu corie o la curreia", "non so' castagne pe li dente nostre", "desse li cice alli porce!", "ioie, chi chiù e chi mene, tutte tenne lu pince rutte," "Di' Santemartine e atténteme, m'aviss'affascenà", "chi nova t'arreca, schiaffe te da'", "a sante vecchie non ce appiccene cannele", "dova me fa notte, dda me fa iurne", "chi chiù, chi mene, l'anema ghianca no' la tè nisciune", "'ntanne ievene tanne, mo so checocce". Solo che in questo mondo fiabesco si muovono personaggi vivi e veri, del tutto moderni per la fine degli Anni '20: donzellette che non possono e non vogliono più accettare regole e usanze di vita preistorica, anzi barbarica: "E’ megghie mo': i' me trove 'nanze nu scialbe e non sacce come, pecche' non c'eva parlate ma'. Mo ce parlene e almene ce canoscene."
L'analisi di questi 28 pezzi, di cui ben 26 in forma di dialogo, è un vero studio socio-antropologico: apprendiamo non solo antiche tradizioni religiose, ma veniamo a scoprire perfino il valore dei diminutivi (Carmenuccia, Seppucce, Vennerannuccia, ecc.) nel consolidamento dei ceti sociali. Ci spieghiamo cosi il valore di una frase-chiave nella storia delle processioni votive del popolo sammarchese: "Falli purtà la chiava e falla i' cu la Cungreia lu Priatorie." Avevano ancora un loro sacro prestigio le Confraternite degli Anni '20, e sembra che a quella della Chiesa del Purgatorio appartenessero persone di riguardo: "famigghie bone: allu quarte lu patre ce stanne li monnece, e allu quarte la mamma ce stanne li prevete; famigghie de bona descendenza."


Erano bravi scrittori gli anonimi collaboratori del Solco, che all'estro del momento affidavano le espressioni piu felici delle risorse linguistiche del proprio dialetto: "Du figghie l'ha sgarrata: è sciocca, stazzianta, pruvera, museledda, e dà pure nu poche all'acite." E non si facevano sfuggire occasione per cogliere ogni nuova sfaccettatura dei loro personaggi, ignari di essere osservati, per esempio, "a senti' la banna a meze la chiazza" o ad assistere alla prima rappresentazione di rudimentale circo equestre allestita in un punto cruciale del paese.
Il racconto più innocente e più tragico di questa raccolta, che Michele Galante strappa all'oblio, è la lettera di una moglie al marito in America: "Cara Michele, te facce sape' ch'eie recevute la lettera e inte eie truvate quatte dollere. Me l'ha scagnate lu pustere e l'eie date na cosa de rijale, se no quidde è capace che quanne t'arreca na lettera fa revutà la strata e chi no lu vo' sape' lu sape."
Due erano i portalettere della mia fanciullezza: uno bassino e piuttosto esile, l'altro alto, stentoreo, sfottente, con atteggiamento di bullo. Entrambi gridavano i nomi delle mogli che ricevevano la lettera dai mariti emigrati, per cui la povera donna che, quel dato giorno, non riceveva notizie dall’America, già sapeva che l'intera strada sapeva che non c'era nulla per lei. Ma il postino alto e stentoreo e bullo, per ignoranza e, mi auguro, non per crudeltà d'animo, passando dinanzi alla poverina pubblicamente umiliata, era capace di dirle gridando: "Tuo marito si sarà trovato un'altra mogliettina laggiù a Nova Yorka, e che vuol fare una sammarchese davanti a un'americana truccata e profumata? Sono tre settimane che non ti scrive..."
E quante volte a me, bimbo di cinque o sei anni, "Niente per te, Peppino," diceva; "tuo padre avrà qualche altro Peppino nella grande America." Roba da galera immediata! Ma allora non esisteva il concetto della privacy, specie per la povera gente, impunemente calpestata e pubblicamente umiliata. Chissà se, almeno sul letto di morte, quel postino si rese conto delle lagrime che fece versare a tante povere mamme e a un fanciullo sognatore qual ero io allora!


Michele Galante consegna così alle nuove generazioni l'unico esempio di prosa dialettale sammarchese, ammirevole se è opera di un solo autore, di ottima fattura se frutto di un'intesa di amici letterati, consapevoli di tracciare un breve ma importante solco nella storia linguistica della nostra terra. Al Galante vanno l'ammirazione e la riconoscenza dell'intera San Marco per un lavoro in cui competenza filologica, acume etno-demologico e sensibilità artistica creano un unicum da salvaguardare nei nostri archivi.
Il Solco cessò le pubblicazioni il 20 settembre 1929, dopo che uscirono complessivamente 28 numeri. A questa data bisogna aggiungerne un'altra: quella di fine ottobre 2011, l'anno in cui Michele Galante colmò la lunga lacuna.

 

Fiabe e favole raccolte a San Marco in Lamis - Prefazione di Raffaele Nigro - BARI, Levante Editori 2010, pag. 314, € 20,00 + s.p.

 

L’abitudine di raccontare fiabe ai bambini da parte delle persone anziane oggi è considerato un modo di comunicare che ormai appartiene al passato. La televisione ha preso il posto dei nonni che da risorsa sono diventati un peso e spesso sono affidati a badanti o relegati nelle case di riposo dove per mancanza di uditorio non insegnano niente. Eppure i bambini vogliono ascoltare le fiabe. Lo posso affermare per esperienza personale. Quando da insegnante mi capitava di fare supplenza in qualche classe di prima media, anche all’ultima ora riuscivo a tenere i ragazzi in silenzio fino al suono della campana, raccontando loro qualche fiaba contenuta in questa raccolta.
 

Ai bambini, purtroppo, oggi viene negato l’ascolto delle fiabe dalla viva voce della nonna o della vicina di casa. E’ vero che essi possono vedere molte fiabe per televisione, ma non è la stessa cosa. La televisione lascia poco spazio alla fantasia poiché tutte le scene vengono proposte e lo spettatore non deve aggiungere niente. Le fiabe raccontate, invece, stimolano l’immaginazione e l’ascoltatore con la sua fantasia costruisce le scene. Ognuno di noi da bambino ha cercato di immaginare a modo suo il palazzo reale, Vugnulicchie, Mamma Nannòrca ecc.
Ricordo con molto piacere le serate trascorse a casa di mia nonna attorno al braciere intenta ad ascoltare cummare Mechelina, Michelina Tenace, allora giovane vedova, che captava la mia attenzione con i suoi racconti. Anche se a volte mi faceva andare a letto con il cuore triste perché mi raccontava di bambini orfani di mamma, maltrattati dalla matrigna, non mi stancavo mai di sentirla. Oggi, ormai novantenne, vive nella casa di riposo “Opera Pia Gravina” di San Marco in Lamis e nei nostri incontri rievochiamo quelle serate con tanta nostalgia. Ricordo anche con sommo piacere mio nonno Domenico, miniera di saggezza contadina, il quale fino all’età di 93 anni si serviva sempre di proverbi, di favole, di storie di vita vissuta per insegnare a me e a mio fratello ad affrontare meglio le difficoltà della vita.

Le fiabe e le favole qui riportate sono state tramandate oralmente di padre in figlio quando quasi nessuno sapeva leggere e scrivere. Esse, quindi, devono la loro sopravvivenza alla tradizione orale.
A partire dall’Ottocento alcuni scrittori e studiosi europei trascrissero le fiabe, raccogliendole dalla viva voce del popolo. Questi scrittori furono in Russia Afanasjev, in Germania i Grimm, in Norvegia Asbjrnsen.
In Italia, attorno agli anni ’50 del Novecento Italo Calvino raccolse e trascrisse le fiabe popolari recuperate nelle diverse regioni italiane. Egli, partendo dai molteplici dialetti in cui il popolo le narrava, le tradusse in un linguaggio accessibile a tutti.
L’opera di Calvino, ma anche degli altri, è molto meritoria perché, grazie al loro impegno, è stato possibile conservare questi documenti di cultura popolare che ci consentono di conoscere tradizioni, usanze, situazioni di vita del nostro passato e con cui possiamo divertirci, sognare, fantasticare. La fiaba fa evadere la gente, logorata dai problemi del vivere quotidiano, trasferendola in un mondo irreale ottimistico dove tutto ha un lieto fine.

 

Indice del libro "Fiabe e favole raccolte a San Marco in Lamis"

 

Le Fiabe

 

La ‘gallinaia’
Variante
Variante
Erba Felice
L’albero che suona e l’uccello che canta
La bambola che balla e l’uccello che parla
Re Copija
Il colonnello Cartabianca
Nasobbècche
Tignosetto
Mamma Orca
Graziosa e Bertuccia
La principessa e il fratello pecorella
La figlia e la figliastra
Il cuore della mamma
La fortuna
Le tre sorelle
Peppinella
Serpentello
Re serpente
Il maialino che si voleva sposare
Il serpente dalle sette teste
Variante
Variante
La brutta va in carrozza e la bella vola
La lanterna magica

Il libro dei comandi
Il mortaio d’oro

Le tre penne di Tirechéfù
Il re senza orecchie
Un giorno mi partii da casa mija...
La borsa della principessa
I fichi dal peduncolo d’oro
I fichi fuori stagione
Prezzemolina
La mano magica
Papà Peloso
L’Uomo Peloso
I dodici mesi
Il frate questuante
La principesa zingara
La sorella dei sette fratelli
I tre chiodi
Vugnulicchie
Variante
Variante
Gghiummarédde
Variante
Il cece
Donna Maria Ciufétta
La stòria di Petuzze
L’acqua della Babilonia
Il fagiolo magico
Le cicorie
I sette venti
Téla datte téla

 

Le Favole

 

Mamma volpe
Variante
Il lupo e la volpe
Variante
La volpe e l’allodola
Variante
Il lupo, la serpe e la volpe
La gatta che si voleva maritare
 

Il cane e il gatto
Il pettirosso e la merla
La promessa non mantenuta
Il riccio e la serpe
Il rospo e la lepre
La talpa e il topo
Il gallo e il topo
Compare Còla e compare Cardello.

 

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